Brano: [...]ca svolta a beneficio dei tedeschi. L’estate partigiana del
1944 e il fiorire delle “zone libere” evidenziarono l’impotenza della lotta antipartigiana. Quando la Guardia nazionale repubblicana entrò in fase di totale disfacimento, i fascisti tentarono di arginare la crisi liquidando Ricci e militarizzarono il partito, facendo nascere nel luglio del 1944 le Brigate nere (v.).
La crisi non era però soltanto militare, ma strutturale e morale. La R.S.I. era ridotta a un governofantasma che si reggeva sulla forza delle armi tedesche.
Era appunto a un “fantasma” che si rivolgeva il famoso articolo di Concetto Pettinato, direttore della “Stampa” di Torino, il 21.6.1944: « Se ci sei, batti un colpo ». Egli manifestava così il malcontento a livello locale per la debolezza del governo centrale e la faziosità dei capi, impegnati in lotte di potere che indebolivano e squalificavano ulteriormente la repubblica.
La pubblicistica fascista del dopoguerra tenterà di accreditare, in chiave giustificazionista, l’immagine di una R.S.I. tesa a lim[...]
[...].I. era ridotta a un governofantasma che si reggeva sulla forza delle armi tedesche.
Era appunto a un “fantasma” che si rivolgeva il famoso articolo di Concetto Pettinato, direttore della “Stampa” di Torino, il 21.6.1944: « Se ci sei, batti un colpo ». Egli manifestava così il malcontento a livello locale per la debolezza del governo centrale e la faziosità dei capi, impegnati in lotte di potere che indebolivano e squalificavano ulteriormente la repubblica.
La pubblicistica fascista del dopoguerra tenterà di accreditare, in chiave giustificazionista, l’immagine di una R.S.I. tesa a limitare la volontà punitiva dei tedeschi. In realtà, non solo la presenza di Mussolini si dimostrò inutile in occasione di efferate stragi come quelle di Marzabotto (v.) e di Sant’Anna di Stazzema (v.), ma la “repubblica” si distinse per particolare ferocia nelle rappresaglie antipartigiane: torturatori come Koch, Carità, Franco Colombo, Finizio, Bernasconi ecc. misero in imbarazzo più di una volta gli stessi tedeschi che, peraltro, non si peritavano di [...]
[...], non si peritavano di usare questi autentici criminali per lavori di “manovalanza”; la Decima M.A.S. (v.) capeggiata da Junio Valerio Borghese (v.), le Brigate nere, le SS italiane (v.) e le altre innumerevoli compagnie di ventura che imperversarono in quei mesi in Italia non furono per niente inferiori ai nazisti nell'uccidere, nel torturare, nell’incendiare i villaggi indifesi e nel compiere ogni sorta di violenze sulle inermi popolazioni.
La R.S.I. cercò di imitare il modello nazista anche neH'antisemitismo (v.). Esponente della persecuzione degli ebrei in Italia fu Giovanni Preziosi (v.), equivoca figura di visionario ossessivo, peraltro molto ascoltato da Hitler. Dal marzo del
1944 Preziosi diresse l’Ufficio per la demografia e la razza insediato a Desenzano. In precedenza, la legge razziale del 30.11.1943 aveva portato alla confisca dei beni nonché alla deportazione degli ebrei, opera che
il Preziosi condusse a compimento. Fu rimesso in attività il campo di Fossoli (v.) e, presso Trieste, funzionò la famigerata Risiera di San Sabba (v.). Alla fine della guerra, gli ebrei italiani uccisi, in patria o nei lager nazisti, erano oltre 7.700.
Intellettuali e clero nella R.S.I.
La Repubblica sociale italiana trovò tiepide accoglienze negli ambienti intellettuali. Scarsi furono i nomi di spicco del collaborazionismo: Marco Ramperti (v.), Ardengo Soffici (v.), Emilio F. T. Marinetti (v.), Giovanni Gentile (v.), quest'ultimo giustiziato dai G.A.P. fiorentini il
15.4.1944.
Alla presenza del maresciallo Graziani gl(i ufficiali giurano fedeltà alla bandiera della R.S.I. (Milano, 23.3.1944)
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